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La resina della cannabis
La resina di marijuana è quella sostanza appiccicosa presente sui tricomi ghiandolari delle infiorescenze di cannabis. Prende anche il nome di polline e linfa e costituisce uno degli estratti con la più alta concentrazione di principi attivi THC (tetracannabidiolo) e CBD (cannabidiolo), presenti in enormi quantità proprio sul sito di estrazione, ossia i tricomi della pianta.
La canapa produce questa resina, presumibilmente, come mezzo di difesa, per preservare la salute della pianta durante il processo di fioritura, fungendo da schermo per i danni prodotti dalle radiazioni ultraviolette e da deterrente per le infestazioni di insetti o parassiti, attraverso l’azione dei terpeni aromatici.
Esteticamente la resina si presenta come una sostanza scura e piuttosto densa, quasi appiccicosa e viscosa e, grazie anche al metodo di estrazione impiegato, conserva tutte le proprie strutture cellulari e le proprietà della cannabis.
Vediamo i processi di estrazione e i derivati che si possono ottenere dalla resina di marijuana, tuttavia, ti sconsigliamo il fai da te soprattutto con prodotti illegali: potresti avere conseguenze serie per la tua salute e con la legge.
Come si estrae la resina dalla cannabis?
Sono molti i modi attraverso i quali si può estrarre la resina da una pianta di marijuana. Alcuni di questi sono costosi, prevedono l’uso di apparecchi che non sono alla portata di tutti, sia per i prezzi che per la difficoltà d’uso; tra questi, per esempio, figura il metodo che sfrutta la CO2.
Tra le procedure più semplici ed efficaci, e quindi più diffuse, vi è il metodo di estrazione a secco: un processo sicuro soprattutto perché non nuoce alle proprietà della resina, relativamente economico, poiché si impiegano non troppi materiali, e viene sfruttato soprattutto per la produzione di derivati come l’hashish, come la famosa variante Dry Sift Hash.
Per mettere in atto questo metodo, bisogna procurarsi dei telai che prendono il nome di Dry Sift Screen. Questi setacci, nati nell’industria serigrafica ma poi prodotti anche specificamente per il consumo di marijuana, sono dotati di maglie dalle svariate dimensioni misurate in micron che, solitamente, oscillano tra i 38 e i 220 micron, e non costituiscono che una parte dell’occorrente, poiché la lista completa si compone di:
- Tre telai (Dry Sift screen), da 220, 180 e 73 micron;
- Stabile superficie su cui lavorare;
- Quantità desiderata di marijuana;
- Lastra di plexiglass;
- Spatola.
Il procedimento prevede i seguenti passaggi:
- Prima di tutto, collocare la lastra di plexiglass, opportunamente pulita con alcol, sulla superficie da lavoro.
- Impilare in ordine crescente i telai uno sull’altro, posizionando sulla base quello da 73 micron, e quindi via via a salire. Bisogna farli combaciare con le estremità della lastra di plexiglass.
- Dopo l’opportuna preparazione dei fiori di marijuana, coprire il telaio superiore da 220 micron di questi ultimi.
- Mediante l’uso della spatola, spargere e smuovere i fiori su tutta la superficie del telaio, aiutandosi delicatamente con le mani, in modo da facilitare il processo di fuoriuscita della resina.
- Quindi bisogna mettere da parte la canapa e rimuovere lo screen da 220 micron dalla colonna.
- Filtrare per 1-2 minuti, delicatamente, la resina depositatasi sul telaio da 180 micron, poiché non ancora pura, ma presenta dei residui di tricomi ghiandolari; la resina mista ancora a residui si può mettere da parte e conservarla per essere eventualmente raffinata.
- Infine, togliere il telaio da 180 per ripetere la stessa operazione con la resina caduta sul telaio da 73 micron.
Ciò che si raccoglierà infine è una resina perfettamente filtrata, che può essere conservata oppure perfezionata attraverso il processo di Static Tech: mediante l’uso di carica elettrostatica, consente un’ulteriore separazione tra i più piccoli residui di tricomi e la resina.
Si consiglia, per questo metodo, di usare una canapa ovviamente ricca di resina, disidratata ma ancora viva, quindi non essiccata, in modo che sia più facile filtrare i tricomi ghiandolari.
Un altro noto metodo di estrazione è il Rosin Tech, un processo meccanico piuttosto facile da mettere in atto poiché sfrutta l’uso di una comune piastra per capelli e la carta da forno. In sostanza, schiacciando le infiorescenze nella carta da forno con una piastra per capelli, in pochi secondi si riesce ad estrarre la resina, anche se è un procedimento meno accurato del precedente, più soggetto a variabili che potrebbero causare una leggera compromissione del terpene e il carbenoide.
Principi attivi e proprietà della resina di marijuana
Poiché è estratta dai tricomi ghiandolari delle infiorescenze, la resina contiene un’altissima concentrazione dei principi attivi che caratterizzano la cannabis. In particolare, al suo interno si registra un’alta percentuale di CBD e una più inferiore di THC, e tutti i terpeni che si trovano nella canapa, che solitamente sono 9, agiscono in perfetta sinergia con il CBD e svolgono ognuno una funzione benefica diversa:
- il mircene, che aumenta gli effetti psicoattivi del THC;
- il limonene, dotato di comprovate caratteristiche anti-batteriche e antimicotiche, anche se si stanno compiendo degli studi che potrebbero dimostrarne una sua azione anticancerogena;
- il linalolo, dall’effetto calmante, sedativo, analgesico e antiepilettico;
- il beta-cariofillene, un antidolorifico e antimicotico naturale dal sapore pepato;
- il pinene, dalle proprietà anti-infiammatorie, antisettiche e capaci di dilatare i bronchi per favorirne la liberazione dai muchi;
- il terpineolo, dotato di qualità odorose che ne fanno anche un ottimo ingrediente per prodotti cosmetici;
- il nerolidolo, dall’effetto sedativo e rilassante;
- il borneolo, anestetico locale e antispasmodico;
- l’eucaliptolo, dall’odore caratteristico mentolato e le doti antidolorifiche.
Grazie a queste molecole e principi attivi, la resina di marijuana, soprattutto quella ricavata dall’erba legale, si può usare per un’enorme quantità di disturbi, come quelli dell’ansia e dello stress, per l’insonnia, dolori e spasmi di ogni sorta, infezioni e perfino contro l’epilessia.
Può portare sollievo dai sintomi causati dalle principali patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide e la degenerativa sclerosi multipla, così come allevia gli effetti delle malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, le allergie e la dermatite.
Secondo alcuni studi può rafforzare il sistema immunitario e, se utilizzata come cosmetico, la resina di canapa può donare sollievo da pruriti ed eczema, migliorare sensibilmente rossori e acne, attuando un’importante azione antibatterica.
Derivati della resina di marijuana
Dalla resina della marijuana si possono ottenere dei sottoprodotti altrettanto concentrati e dotati delle medesime proprietà, se non perfino amplificate. Tra questi vi sono:
Hashish
Uno dei sottoprodotti della marijuana più famosi e diffusi al mondo. Ne esistono tantissime varietà e viene impiegato soprattutto per le sue proprietà rilassanti e psicotrope. Può essere fumato col tabacco o ingerito.
Kief
Droga leggera a base di Hashish. Si differenzia da quest’ultimo per il processo più grossolano di estrazione e setacciatura della resina: qui, infatti, si mantengono i residui vegetali e dei tricomi, con una conseguente concentrazione di THC maggiore.
Charas
Sottoprodotto che si ottiene strofinando sulle mani le infiorescenze ricche di resina, di modo da raccogliere il prodotto formando le caratteristiche palline, solita forma sotto cui si presenta il Charas. Mentre l’hashish marocchino si produce con tricomi essiccati, il Charas si crea a partire dalla resina prodotta dalla pianta ancora viva.
Il luogo tipico di produzione è Malana, un piccolo villaggio dell’India. Gli effetti sono svariati e cambiano da persona a persona, dipendendo molto dallo stato d’animo e dalla compagnia; si tratta, in generale, di effetti fortemente psicotropi vista la forte presenza di tetra-idro-cannabinolo.
Full Melt
Termine con cui si definisce anche la Bubble Hash, è un sottoprodotto che si crea a partire dai rimasugli di resina impuri, ancora mescolati ai residui vegetali, mediante l’impiego di acqua ghiacciata, per separare i tricomi dopo averli setacciati meccanicamente.
BHO
BHO è un acronimo che sta per Butane Hash Oil e definisce un altro estratto altamente concentrato di marijuana. È solitamente caratterizzato da livelli di THC elevatissimi, che possono perfino superare l’80%. Considerando che la cannabis legale ha un THC di 0,2%, si può soltanto intuire la potenza psicotropa di questo prodotto, senza provarlo.
Rosin
Il derivato che si ottiene col metodo descritto sopra del Rosin Tech, ovvero la resina estratta usando la piastra per capelli, mediante la pressione e le alte temperature.
Legislazione italiana ed estera sulla resina della marijuana
Per quel che concerne la legislazione sulla resina della marijuana e i suoi eventuali derivati, bisogna fare alcune precisazioni. Nell’ambito della legge italiana, la cassazione consente la vendita o la cessione dei prodotti derivati dalla coltivazione di cannabis, in particolare la sativa, come foglie, le inflorescenze, olio e, appunto, la resina, purché sia verificata e provata l’assenza degli effetti psicotropi.
In sostanza, per essere venduta, l’erba legale in Italia deve essere privata delle sue proprietà psicotrope, riducendo il tasso di THC ad un massimo di 0,2%. Per quel che concerne i paesi esteri, il discorso è molto complesso, ma in generale i Paesi che consentono una legalità totale e parziale della marijuana e dei suoi derivati, o il cui uso è almeno regolamentato, sono: il Canada, in cui è legale la vendita e il consumo a scopo ricreativo, così come l’Uruguay e alcuni degli Stati Uniti, tra i quali Oregon, Nevada, California, Alaska, Washington, Colorado e Columbia.
Il Bangladesh rappresenta un caso sui generis poiché le legalità è determinata dalla completa assenza di una qualsiasi legge che regoli produzione, vendita e consumo di marijuana.
Poi vi sono Paesi in cui la canapa è parzialmente legale: a sorpresa, l’Olanda, nota come il paese della libertà di espressione e della cannabis stessa, consente in realtà la marijuana solo nell’ambito dei coffee shop, al di fuori dei quali continua ad essere illegale la detenzione di una quantità superiore ai 5 grammi.
Simile all’Olanda è anche la Spagna, mentre in Repubblica Ceca, Germania, Portogallo è legale il possesso, con le loro rispettive limitazioni, ma sempre vietata la compravendita.
Per quando riguarda il Sudamerica, il possesso e l’uso personale non sono illegali, ma vengono penalizzati aspetti e pratiche particolari, con casi peculiari e propri di ogni singolo stato. In India e in Giamaica, l’uso di cannabis è concesso solo in contesti religiosi.
Infine, vi sono stati come il Paraguay e l’Australia che vivono una situazione simile all’Italia, dato che hanno mosso qualche passo verso il consumo ricreativo, che comunque resta illegale al contrario di altri usi, tipo quelli terapeutici (qui trovi un nostro articolo sulla cannabis terapeutica).
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* Ti ricordiamo che le informazioni riportate in questo articolo hanno un fine illustrativo, sono tratte da fonti esterne e non costituiscono in alcun modo un consiglio medico. Quindi prima di utilizzare prodotti a base di THC o CBD ti consigliamo di rivolgerti a un professionista.
Ti invitiamo a non consumare prodotti alla cannabis fuori dalla legalità: può essere molto pericoloso per la tua salute, provocare effetti collaterali non prevedibili e portarti seri problemi con la legge.