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Una piantina di cannabis in miniatura
La marijuana bonsai ha attirato l’interesse di numerosi coltivatori, in particolare di coloro che preferiscono produrre nuovi esemplari partendo dalle talee, anziché dai semi, in quanto si riescono ad ottenere piante identiche a quella madre. Ciò significa mantenere perfettamente intatta la genetica della stessa.
Quando si parla di talea s’intende una piccola parte dell’esemplare originale tagliata e piantata in un terreno per fare in modo che sviluppi le radici e dia origine a una nuova pianta. Nel caso del bonsai, è una scelta per accelerare l’impostazione della pianta; in caso di vaste coltivazioni, le talee permettono di risparmiare tempo e denaro.
Prima di spiegarvi come si coltiva un bonsai di marijuana, è necessario chiarire che solo i coltivatori più esperti possono dedicarsi a questa “arte”, in quanto richiede molta cura e l’utilizzo di tecniche agricole avanzate, come la potatura. Un’operazione indispensabile per ottenere i risultati desiderati.
Vediamo ora nel dettaglio che cos’è un bonsai, come si deve procedere per ottenere una canapa di questo genere e se è legale dedicarsi a tale attività nel nostro paese.
Cos’è un bonsai
L’origine del bonsai è orientale. Si racconta che i giapponesi ripresero questa tecnica da quella cinese del penjing, meglio conosciuta come penzai, basata sulla coltivazione di alberi e piante in miniatura a scopo artistico. Tali rappresentazioni possono contenere anche elementi paesaggistici, come rocce o cortecce.
I giapponesi la personalizzarono, applicando ad essa il loro concetto di estetica influenzato dallo Zen e legato al cosiddetto seishi, l’arte di dare la forma desiderata alle piante nel pieno rispetto delle stesse.
Il termine bonsai infatti sta proprio a significare “piantare in un vaso”. Quest’ultimo può essere sia quadrato che rotondo. In tal modo si ottiene un albero identico alla versione di dimensioni normali, con la medesima energia e vitalità. Ovviamente per ottenere un simile esemplare non basta inserire la pianta o il seme in un recipiente di piccole dimensioni. Vanno usate delle tecniche particolari per fare in modo che l’arbusto assuma le dimensioni e la forma desiderate.
Come coltivare un bonsai di marijuana
La marijuana bonsai segue gli stessi principi del bonsai tradizionale, quindi andrà guidata nel suo sviluppo al fine di ottenere una pianta piccola ma sana e produttiva come le sue cugine grandi. Si può decidere di iniziare la coltivazione partendo da un seme oppure da una talea. La maggior parte dei coltivatori preferisce la seconda per le ragioni menzionate all’inizio di questo articolo.
Un’altra accortezza da seguire è quella di scegliere una pianta madre già di per sé di dimensioni ridotte. In questo modo si avranno meno difficoltà nel produrre il bonsai delle dimensioni desiderate. Qui di seguito ti illustriamo come si avvia una coltivazione con una talea.
1 – Preparazione del vaso
Occorre prima di tutto praticare dei fori ai lati di un vaso. Per un lavoro più preciso è bene utilizzare un trapano, facendo però attenzione a non danneggiare il recipiente. I buchi dovranno essere abbastanza ampi per poter passare al loro interno dei lacci.
2 – Inserimento della terra
A questo punto bisogna inserire il substrato, ossia la terra con i suoi nutrienti, nel vaso senza compattarla troppo, in modo che risulti ben arieggiata. Ciò renderà più facile alla talea ancorarsi al terreno e sviluppare le radici.
3 – Come piantare la talea
Una volta sistemata la terra, si può piantare la talea nel vaso e collocare accanto ad essa un fustello di legno, necessario per guidare il suo successivo sviluppo.
4 – Stabilizzare la pianta nel vaso
Per stabilizzare la pianta nel vaso, va legato il fusto al legno con dei lacci che dovranno passare all’interno dei fori creati in precedenza nel recipiente.
5 – Controllare lo sviluppo dei rami
Quando si saranno sviluppati i primi rami, andranno legati anch’essi ai lacci. Se si vuole che crescano in senso orizzontale, bisognerà tirarli con forza verso il basso. Se invece si vuole che crescano in senso verticale, bisognerà ancorarli in maniera più blanda. È importante lasciare un po’ di spazio tra i vari rami per evitare di danneggiarli e per fare in modo che si sviluppino con agio, senza essere soffocati.
6 – Potatura della marijuana bonsai
A mano a mano che la pianta cresce e i rami si infoltiscono, è necessario effettuare un’attenta potatura per dare alla pianta la forma e la dimensione ricercata. Per fare questo, occorre tagliare i rami secondari, lasciando solo quelli principali. Questa tecnica mantiene la pianta in salute senza comprometterla. Vanno tolte anche le foglie ingiallite e più grandi, allo scopo di far arrivare all’esemplare luce e aria a sufficienza.
7 – Potatura delle radici
Un altro importante intervento da fare, è quello della potatura delle radici per un massimo di due volte l’anno. Prima di farlo è necessario potare la pianta riportandola alla situazione originaria, ovvero va tolta la maggior parte dei germogli apicali.
A questo punto, dopo aver tolto la pianta dal vaso, bisogna procedere all’eliminazione del 25% delle radici da ogni lato e sul fondo tramite un coltello. Una volta finito, va aggiunto altro terriccio al vaso, reinserita la pianta e ricoperto l’apparato radicale compattando per bene il substrato. Nell’arco di un paio di giorni le radici si saranno di nuovo adattate alla terra.
Le migliori varietà per ottenere la marijuana bonsai
Per ottenere un esemplare di marijuana bonsai è preferibile partire da una varietà che già di base è di dimensioni ridotte. Alcuni tipi di cannabis adatti a questo scopo sono:
- Critical Kush: si tratta di una tipologia a prevalenza indica, che cresce molto compatta e rigogliosa.
- White Widow: è una varietà olandese per il 50% sativa e per il 50% indica.
- Blue Widow: questa pianta a dominanza sativa è molto bassa, quindi risulta più semplice contenerne lo sviluppo.
- Purple Punch: questa pianta è vigorosa ma mantiene dimensioni ridotte. Di conseguenza è un’ottima candidata per avere una cugina bonsai.
Quanto vive un bonsai di marijuana
La marijuana bonsai non ha una durata precisa, nel senso che ancora non è chiaro per quanto tempo si possono mantenere sane e in vita queste piante. Di solito i coltivatori le lasciano in stato vegetativo per lungo tempo, quindi senza fiorire, in modo tale da ottenere più talee possibili.
È comunque buona norma sostituire:
- la marijuana bonsai indica ogni 3-4 anni;
- le varietà ibride ogni 4-5 anni;
- le varietà sative ogni 5-6 anni.
Si tratta in ogni caso di valutazioni puramente indicative in quanto ci possono essere delle variazioni dovute ad esempio al tipo di manutenzione che viene fatta alle piante.
La Marijuana bonsai è legale?
La marijuana bonsai si può coltivare in casa? Come in generale per la coltivazione della cannabis, in Italia non esiste una legge specifica sull’uso ricreativo di questa pianta. La coltivazione di canapa è ammessa solo per la produzione di fibre o usi industriali, a patto che derivi da semi certificati, inseriti nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, e rispettando i vincoli imposti dalla normativa.
Un bonsai di cannabis equivale ed una pianta di marijuana a tutti gli effetti, sebbene la coltivazione in numero esiguo per fini personali non sia un reato, può comunque configurarsi un illecito. A tal fine ti rimandiamo a questo articolo su cosa dice la legge in Italia.
Per quanto riguarda gli altri paesi europei o extraeuropei, bisogna fare riferimento alle singole normative, per cui è probabile che in altri paesi tu possa coltivare la tua piantina di cannabis bonsai senza troppi problemi.
* Ti ricordiamo che le informazioni riportate in questo articolo hanno un fine illustrativo, sono tratte da fonti esterne e non costituiscono in alcun modo un consiglio medico. Quindi prima di utilizzare prodotti a base di THC o CBD ti consigliamo di rivolgerti a un professionista.
Ti invitiamo a non consumare prodotti alla cannabis fuori dalla legalità: può essere molto pericoloso per la tua salute, provocare effetti collaterali non prevedibili e portarti seri problemi con la legge.