CBG: il Cannabigerolo

Proprietà terapeutiche del CBG ed effetto entourage

Le proprietà terapeutiche della cannabis hanno portato i ricercatori a concentrarsi per lungo tempo sul THC (delta-9- tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), i due principi attivi più importanti in virtù degli effetti che esercitano sul corpo umano. Negli ultimi anni però sta nascendo un forte interesse su altri cannabinoidi, tra i quali risalta il CBG (cannabigerolo), ritenuto una sorta di “cellula staminale della cannabis” perché è da esso che derivano e si sviluppano gli altri cannabinoidi.

Le ricerche scientifiche sul CBG sono ancora molto poche, tuttavia i risultati ottenuti lo qualificano come una sostanza in grado di esercitare importanti effetti antinfiammatori, antidolorifici e antibatterici nell’organismo[1].

Gli esperimenti sono stati condotti in vitro o su topi e gatti, di conseguenza la certezza dei concreti benefici che può apportare all’uomo la somministrazione del CBG, riguardo determinate patologie e malattie neurodegenerative, non c’è. Bisognerà attendere ulteriori approfondimenti per ottenere risposte chiare e incontrovertibili.

Cos’è e come agisce il CBG

Il CBG è un fitocannabinoide, ovvero è una sostanza che non viene prodotta da un organismo umano o animale, bensì dalla pianta della cannabis. Rispetto a tutti gli altri cannabinoidi è il primo in assoluto a manifestare la sua presenza (viene definito il “cannabinoide genitore”). La sua concentrazione nella pianta è maggiore durante la fase di fioritura, in seguito, quando inizia il processo di trasformazione che porta alla produzione del THCA e del CBDA, dai quali si avranno il THC e il CBD, la quantità di CBG inizia a diminuire.

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Fioritura cannabis legale Canapa Farm – Italia

Come già abbiamo visto a proposito del CBN, anche il CBG si comporta, una volta entrato nell’organismo, come gli endocannabinoidi, le molecole facenti parte del sistema endocannabinoide, che attivano i recettori di varie parti del corpo. Questo significa che interagisce con i recettori cannabinoidi influenzandone il comportamento. In particolare va detto che il CBG, come il THC, si lega ai recettori CB1, collocati soprattutto nell’aerea del sistema nervoso. In minima parte entra in contatto anche con quelli CB2 presenti nel sistema immunitario, in quello riproduttivo, nel fegato, nelle ossa e nel tessuto connettivo. Quest’ultimo meccanismo però non è stato ancora analizzato, per cui non si sa bene come avvenga.

Proprietà del CBG

Il CBG può avere interessanti applicazioni in campo medico. In proposito, Ethan B. Russo, un ricercatore, ha pubblicato un articolo sul British Journal of Pharmacology, dove evidenzia che il cannabigerolo possiede proprietà antimicotiche, antidepressive e antidolorifiche.

Inoltre, secondo il suo punto di vista, questa sostanza potrebbe rivelarsi efficace nell’attenuare la tensione muscolare e l’ansia perché aiuta a regolare l’assorbimento di GABA, una sostanza chimica responsabile dell’eccitabilità celebrare. Se si regolano i livelli di quest’ultima, si induce nella persona una condizione di calma e di rilassamento.

Inoltre il CBG ha interessanti proprietà antibatteriche come è stato dimostrato da uno studio guidato da Giovanni Appendino. Secondo i risultati della ricerca, il CBG, come altri cannabinoidi, è in grado di esercitare una potente azione contro una varietà di Staphylococcus aureus, resistente agli antibiotici. Una simile scoperta potrebbe far fare un grande passo avanti nel trattamento e nella sconfitta di questi superbatteri[2].

Effetti del CBG

Il cannabigerolo è presente nelle genetiche di marijuana in quantità minima, addirittura inferiore all’1%. Inoltre durante il processo di essiccazione più si sviluppano il THC e il CBD, meno CBG rimane. Per ottenere un quantitativo maggiore di questa sostanza, bisognerebbe anticipare la raccolta della canapa.

A livello di effetti, il CBG non ha proprietà psicotrope, di conseguenza non altera le percezioni e non causa una condizione di eccessiva euforia e agitazione. Piuttosto potrebbe avere effetti benefici nel trattamento del dolore, di condizioni infiammatorie e potrebbe inibire gli stati ansiosi e nervosi innescati dal THC dato che entra in relazione ai recettori CB1. Pare inoltre che possa stimolare l’appetito, dimostrandosi una potenziale valida alternativa nel trattamento dell’anoressia e di altre situazioni di inappetenza[3].

Vediamo adesso più nello specifico quali sono gli studi condotti fino ad ora sulle potenzialità terapeutiche del CBG.

Trattamento del dolore

Secondo uno studio condotto nel 2010, il CBG è un efficace agonista dei recettori alfa2-adrenergici, con effetti miorilassanti e analgesici rispetto al dolore neuropatico. In generale il CBG supporta gli effetti analgesici di THC e CBD, favorendo l’effetto entourage dei fitocannabinoidi e terpeni contenuti nella pianta di cannabis.[4] [5] [6]

Trattamento di condizioni infiammatorie

Uno studio realizzato dall’Università di Napoli si è invece concentrato sull’azione antinfiammatoria del CBG a livello intestinale. Milioni di persone in tutto il mondo soffrono di patologie e disturbi legati al colon, tra cui spicca la colite. La ricerca ha focalizzato l’attenzione su quella murina. Tale patologia è stata indotta nei topi, dopodiché è stata trattata con il CBG. Ebbene i risultati sono stati promettenti, in quanto la colite murina si è attenuata di molto. In particolare si è registrata una diminuzione del rapporto peso/lunghezza del colon. Secondo lo studio “il CBG potrebbe essere preso in considerazione per la sperimentazione clinica nei pazienti con IBD.”[7]

Trattamento di malattie neurodegenerative

Un altro studio di notevole interesse è quello condotto da un gruppo di ricercatori italiani che ha dimostrato come il CBG può avere un effetto neuro protettivo contro la neuro infiammazione e lo stress ossidativo, processi che svolgono un ruolo principale nelle malattie neurodegenerative come i morbi di Parkinson, di Huntington e di Alzheimer, che causano la morte o il cattivo funzionamento delle cellule nervose. Di fatto la somministrazione di CBG ha bloccato la perdita delle cellule nervose.[8] Un risultato sorprendente che in futuro potrebbe offrire una svolta nella terapia di tali malattie.

Trattamento per stimolare l’appetito

L’affermazione degli scienziati che il CBG può stimolare l’appetito deriva da uno studio realizzato nel Regno Unito. Nella ricerca, ai topi ai quali è stato somministrato il CBG, si è verificato un aumento dell’appetito senza alcun effetto collaterale. Mangiavano semplicemente di più.[9]

CBG e cannabis terapeutica

Gli studi sul CBG sono ancora agli albori, di conseguenza non si può dire quali saranno le sue applicazioni definitive in campo terapeutico e se i risultati ottenuti fino ad ora dalle ricerche, saranno confermati da sperimentazioni condotte su soggetti umani. Al momento possiamo dire che il CBG non viene annoverato tra le sostanze proibite elencate dalla convenzione delle Nazioni Unite, non ha effetti psicotropi ed è legale, purché estratto da produzioni di canapa sativa l. anch’esse legali.

Prodotti a base di CBG tuttavia non sono molto diffusi, in commercio se ne trovano pochi, in quanto il processo di estrazione è complesso e i campi di applicazione terapeutici sono ancora oggetto di studio.

* Ti ricordiamo che le informazioni riportate in questo articolo hanno un fine illustrativo, sono tratte da fonti esterne e non costituiscono in alcun modo un consiglio medico. Quindi prima di utilizzare prodotti a base di THC o CBD ti consigliamo di rivolgerti a un professionista.

Ti invitiamo a non consumare prodotti alla cannabis fuori dalla legalità: può essere molto pericoloso per la tua salute, provocare effetti collaterali non prevedibili e portarti seri problemi con la legge.

Fonti:

[1] https://bpspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.1476-5381.2011.01238.x

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18681481/

[3] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27503475/

[4] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4389556/

[5] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20002104/

[6] https://bpspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1111/j.1476-5381.2011.01238.x

[7] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23415610/

[8] https://www.mdpi.com/1422-0067/19/7/1992

[9] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27503475/